Questo è il libro che citò una ragazza quando parlammo di Pistorius, ricordate?
L’ho comprato e vi assicuro che è fantastico… ed ecco che voglio condividerlo con voi!!!
La storia di Oscar viene definita come una “
favola moderna con un tocco di tecnologia in quelle gambe artificiali, ma anche come una
favola eterna perché al centro c’è l’uomo con le sue risorse infinite”.
E’ un libro molto interessante non solo perché racconta la sua storia e da delucidazioni sulla sua vicenda sportiva e sulla decisione di partecipazione o meno alle Olimpiadi (cosa di cui abbiamo tanto discusso) , ma soprattutto perché dà grandi lezioni di vita.
Sono tre gli aspetti fondamentali:
1. l’educazione della madre
2. il luogo in cui vive e la mentalità
3. lo sport
PRIMO PUNTO:
La mamma ha rappresentato per Oscar un tassello importante della sua vita. E’ grazie a lei, ai suoi atteggiamenti, ai suoi insegnamenti e ai suoi modi di fare che lui oggi è quello che è.
Dalla descrizione della madre si evince una mamma modello, una mamma come tutte dovrebbero essere, una mamma che gli è stata sempre vicina nel bene e nel male, in situazioni piacevoli e spiacevoli ,una mamma che nonostante le 1000 preoccupazioni aveva sempre il sorriso sulle labbra che trasmetteva tanta positività,una mamma che gli ha insegnato il senso dell’umorismo che doveva portare a vivere con ironia le proprie diversità
. Una mamma che ha riservato a Oscar lo stesso trattamento degli altri suoi fratelli , senza distinzioni o privilegi( le regole erano uguali per tutti). Gli sono state insegnate anche tecniche per difendersi da bambini che lo prendevano in giro, gli è stato suggerito come rispondere alle persone curiose, che chiedevano delle sue gambe. La mamma lo invitava a essere aperto alla questione. Così quando i bambini gli chiedevano delle sue gambe, lui raccontava che erano speciali e che se i loro genitori riuscivano a mettere dei soldini da parte potevano regalarle anche a loro,oppure ad altri diceva invece che uno squalo gli aveva mangiato i piedi… Come sappiamo ai bambini piace molto stare al centro dell’attenzione,soprattutto da piccoli in quanto egocentrici e il fatto che tutti erano incuriositi dalle sue storie fantastiche sulla situazione dei suoi piedi lo portava a vivere con simpatia la situazione stessa.
La mamma gli ha insegnato a vedere anche il positivo delle cose ed ecco una frase di Oscar di quando era piccolo: “ Posso mettere le protesi 100 volte di seguito e fanno sempre odore di nuovo, in fondo non avere i piedi può dare anche qualche vantaggio, non hanno un cattivo odore”.
Altro racconto: “Stavo in spiaggia, incontro dei bambini che mi hanno chiesto come mai lasciavo dei buchi sulla sabbia anziché impronte di piedi. E io: perché le mie sono così, e hanno provato a correre dietro di me sui talloni. Quel giorno mi è sempre rimasto in mente: non ero ancora consapevole, ma è stato in momenti come quelli che ho capito che la gente ti vede esattamente come tu vedi te stesso”
SECONDO PUNTO:
Oscar Pistorius è stato iscritto in una scuola normale, non per disabili. Il primo giorno di scuola conobbe Cris quello che sarebbe diventato il suo migliore amico. Lui gli chiese cosa gli fosse successo e Oscar gli spiegò la situazione. Cris,preoccupato per lui, gli propose di aiutarlo nel portare la cartella,temendo che non fosse in grado di portarla da solo. Oscar acconsentì, sfruttando l’occasione per non stancarsi, finchè un giorno venne visto correre perchè in ritardo e Cris gliela fece pagare, facendolo diventare bersaglio di scherzi ai quali parteciparono tutti i suoi amici. Quello che più lo colpì fu l'essere trattato esattamente come gli altri, nessuno lo considerava diverso.
TERZO PUNTO:
Per quanto riguarda lo sport, viene fatta una carrellata degli sport che Pistorius ha fatto ( e ne sono molti perché la madre voleva che si cimentasse in discipline diverse per vedere dove avesse maggior talento). Praticò rugby, atletica per passare poi alla corsa, sport che non gli piaceva molto inizialmente, ma al quale si avvicinò perché il suo allenatore si accorse che aveva buone capacità. Il suo sogno era comunque quello di diventare un bravo giocatore di rugby, ma alla fine su suggerimento dell’allenatore, si dette alla corsa. Vengono date spiegazioni su cosa dovesse fare per correre al meglio e sulla giusta alimentazione, e quindi indirettamente anche suggerimenti per gli appassionati. Vengono nominate le vare gare fatte, le posizioni ottenute. Si parla poi dello Iaff che ha voluto verificare se le protesi di Pistorius costituissero un vantaggio tecnico. A dicembre 2007 i risultati dei test hanno dimostrato un vantaggio per quanto riguarda l’energia restituita dalla lamina, cioè la parte terminale delle protesi. Avevano stabilito che, rispetto a quanto avviene per l’articolazione della caviglia umana, nella condizione di velocità massima proprio dello sprint, in sostanza Oscar riceveva un vantaggio non regolamentare rispetto agli altri atleti. Ovvero riusciva a correre alla stessa velocità dei normodotati consumando il 25 per cento di energie in meno.
Altri professori tra cui Robert volevano fare verifiche più approfondite per verificare in toto gli aspetti negativi e positivi delle differenze tra atleti normodotati, per avere un quadro completo che prendesse in considerazione il movimento di tutto il corpo. Vennero fatti nuovi test: accelerazione, massimo consumo di ossigeno in pista a velocità differenti, oltre approfonditi studi sul comportamento delle protesi durante la corsa. La battaglia fu vinta…il tribunale escludeva che si potesse dimostrare un vantaggio a suo favore sugli atleti normodotati, perché da quanto era emerso dal processo non risultava che i vantaggi COMPENSASSERO gli enormi svantaggi che lui aveva nell’utilizzare le protesi.
Sulla base di questa sua esperienza Pistorius vuole fondare un’organizzazione non governativa per raccogliere fondi da impiegare nell’acquisto di protesi per amputati. Vuole riuscire a progettare un piede artificiale a basso costo così che possa esser accessibile a tutti.
Oscar ha anche partecipato ad associazioni di beneficenza in Africa e ora vuole fondarne una tutta sua. Il suo obiettivo è attrezzare un camion con un laboratorio interno, in modo da non avere una sede fissa, ma andare in giro da un villaggio all’altro costruendo le protesi.
*Simona Asciolla*