Intervista a Fabio BernardisFabio Bernardis gioca a basket in carrozzina da parecchi anni. Ha iniziato a farlo qualche mese dopo essere stato vittima, nel 2000, dell’incidente stradale che lo ha costretto su una sedia a rotelle. Anche se il contraccolpo è stato naturalmente duro, il suo spirito di sportivo ha ben presto prevalso. Si è semplicemente reso conto che doveva cambiare disciplina: dal calcio, appunto al basket.
“La pallacanestro – precisa – mi è sempre piaciuta. Trovandomi su una carrozzina l’ho ritenuto lo sport più adatto alle mie mutate esigenze fisiche”.
Ed è stato ben presto chiaro a tutti che Bernardis sarebbe diventato un giocatore di ottimo livello. Per tre stagioni ha militato nel Gradisca d’Isonzo (squadra vicina a Udine, la sua città), poi il trasferimento a Cantù, in una delle piazze ‘storiche’ per il basket italiano. Ma in Brianza le cose non sono andate troppe bene: la società, alle prese con problemi economici (purtroppo quasi una costante dello sport italiano) ha ridimensionato i programmi, rinunciando a partecipare al campionato di A1. Chiaramente un giocatore del livello di Fabio Bernardis, colonna anche della nazionale italiana, ha dovuto cercarsi un’altra squadra. E la scelta è caduta sul Millennium di Camposampiero..
“Si tratta di una società giovane e con ambizioni – racconta Bernardis – Ci sono venuto volentieri nel gennaio del 2004. L’ambiente è ottimo e mi sono tolto delle belle soddisfazioni”.
C’è però una cosa che davvero Bernardis non riesce a digerire.
“Per me che ho già partecipato alle paralimpiadi di Atene nel 2004, l’obiettivo era di centrare la qualificazione per Pechino. Purtroppo, al campionato d’Europa che si è tenuto in Germania e che valeva, appunto, anche per assegnare i posti per i Giochi, le cose non sono andate bene e non siamo riusciti a staccare il pass per Pechino. Una grande delusione perché, per il valore della nazionale italiana, questo traguardo era ampiamente alla portata”.
Gli sportivi di razza, si sa, sono però abituati a pensare positivo,a guardare avanti. Magari alle olimpiadi del 2008 a Londra?. “No – risponde – Le vedo troppo lontane. Ho 32 anni e con la nazionale, oltre ai Giochi di Atene, ho già disputato due campionati d’Europa e i mondiali di Amsterdam. Il 2008 è lontano, ci sono all’orizzonte tanti giovani di valore che incalzano, che sgomitano per arrivare alla maglia azzurra. Per il momento, quindi, preferisco concentrarmi sul Millennium. Possiamo fare bene”.
Bene, quanto? “L’obiettivo è raggiungere i play off per lo scudetto. Un traguardo difficile perché la concorrenza è molto agguerrita. Ma anche noi lo siamo. Poi mi piacerebbe rivincere la Coppa Italia, trofeo che già deteniamo. Sarà una stagione lunga e mi auguro piena di soddisfazioni”.
Alla fine della chiacchierata, chiediamo a Fabio Bernardis che consiglio si sente di dare a tutti quei giovani disabili che in questo momento sembrano non essere eccessivamente attratti dalla pratica sportiva. “ Dico loro che lo sport, oltre a fare bene fisicamente, è prezioso per far crescere l’autostima e per migliorare l’autosufficienza. Io vivo da solo e mi faccio tutto. Non praticassi sport non so se ci riuscirei perché finirei con l’impigrirmi. Fare sport significa avere continui stimoli, sentirsi più vivi, più inseriti nella società”.